Eserciti in campo

Friday, March 13, 2009

Che prezzo pagammo...

Il fumo della battaglia si alza mesto nella bruma del meriggio. Il campo devastato dai cannoni imperiali sembra un paesaggio della Desolazione del Nord. Dove prima c'erano campi arati, erba o bosco, ora tutto giace sconvolto, bruciato, disseminato di cadaveri di uomini ratto. Barellieri, cerusici e preti Sigmariti girano per il campo di battaglia, cercano tra i caduti un segno che possa indicare la necessità di un loro intervento. Non c'è gioia per il campo imperiale, le poche progenie del Ratto Cornuto che si sono salvate dalla battaglia si sono allontanate rapidamente, leccandosi le ferite, non curandosi dei loro numerosi caduti. Le perdite imperiali sono inferiori, ma non per questo meno dolorose. Intorno all'altare da guerra, dissacrato dalle empie energie degli uomini ratto e delle loro macchine, si raccolgono i deliranti pazzi che fino a poco prima avevano inneggiato alla fine del mondo. Molti hanno trovato in quel farneticare una profetica anticipazione: il loro mondo è finito, spezzato dai miasmi della peste. Altri sono ancora qui a mirare il corpo senza vita di colui che aveva avuto parole di speranza. Poco distante il sergente Branderg, il cappello corazzato tra le mani, il volto rigato da un pianto di rabbia, guarda immobile, davanti ai ranghi disciplinati dei picchieri da lui comandati, fermi in un ultimo saluto formale, il volto in pace dell'Abate Garnia, Arcielettore di Sigmar, profeta della luce. Colui che li aveva guidati in battaglia ed aveva infiammato i loro cuori. Affianco al corpo del Profeta, giaceva ricomposto da mani pietose, il Capitano Walder, che aveva combattuto in prima linea per portare lo stendardo da battaglia e che era caduto difendendolo. Branderg pensò anche ai dispersi, fuggitivi dal campo di battaglia che si erano allontanati scompostamente dal campo e di cui si era cominciata la ricerca da poco. Qualcuno era tornato, qualcun altro ancora no. Tutti avevano però contribuito a rendere il sacrificio del Profeta e del Capitano inutili. E questo nonostante il valore degli artiglieri di Nuln che avevano squassato con tiro metodico e preciso le linee avversarie, spezzandone l'impeto, mandando in rotta unità intere, devastando tutte le altre rimaste, senza un attimo di tregua e con precisione impressionante. O il valore dei suoi stessi picchieri, che uniti in un unico muro di lance avevano mantenuto il centro dello schieramento con metodica devozione e stoica risoluzione. Sigmar aveva vinto. Sigmar aveva perso. Mesto il fumo continuava a sollevarsi dal campo di battaglia sconvolto.

Commento a Impero - Skaven (10 -10)

2 comments:

The President said...

Vincio, sei sempre il numero 1, ANCHE e soprattutto nei racconti. Per noi che eravamo attorno al tavolo è facile rivivere la battaglia leggendo le tue righe. E siccome sei parecchio bravo, ti invito martedì sera a venire e narrare poi le gesta della valorosa waaagh! di Nazo Zpakkato. E del tributo di sangue delle corte gambe...

Lthandius said...

vengo e provo a scrivere... ma sai, quando le calzamaglie non sono incluse nel mucchio, la verve un po' scema via... ; )