Eserciti in campo

Wednesday, April 14, 2010

Last Man standing

Il sole sorge. Basso sull'orizzonte.
Il campo imperiale si desta in una densa nebbia che penetra le ossa e ingrigisce lo spirito. Gunther Mannerhaim, Primo Cavaliere di Linea dei Templari del Lupo, esce dalla sua tenda di comando, l'armatura addosso, la lunga barba nera intrecciata in fini trecce terminanti in puntali di acciaio, sulla schiena il pesante martello da battaglia, scheggiato dalle mille battaglie sostenute in passato, intorno alle tempie gli Allori della Vittoria, guadagnati nella difesa di Middenheim solo due estati fa, quando l'Impero aveva chiamato i suoi figli migliori alle armi per difendersi dalle perniciose armate del Caos. Barrios, il suo destriero da guerra, batte lo zoccolo a terra al suo avvicinarsi, con la smania tipica del combattente che ha fiutato l'avvicinarsi della battaglia. La mano guantata di acciaio e cuoio di Gunther si solleva e si posa dolcemente sul muso del fedele compagno. Gli occhi si incrociano. Barrios lancia un lungo nitrito di assenso. Ha capito che l'ora è giunta.
Con un agile balzo il Primo Cavaliere è in sella. L'immagine stessa della guerra fatta persona.

"Trombettiere! Suona l'adunata!". L'ordine è secco, conciso ma inequivocabile. La buccia suona il suo lungo lamento che riecheggia per tutto il campo imperiale. Subito nuovi corni suonano qui e là. Il campo diventa un formicolare di attività.

Fra Ullman è già a cavallo, lo sguardo ardente posato sulla sottile linea che all'orizzonte comincia a intravedersi tra le ombre della pianura avvolta dalla nebbia. I Bretoniani avanzano. I loro stendardi sono alti e le truppe sono già radunate. Ma dovranno pregare la loro falsa dea per poter avere il suo favore. Ullman lo sa e lo sa anche Gunther. Ullman non sopporta quello spocchioso seguace del Dio Lupo, così selvaggio e irruento, così lontano dalla logica fredda di Sigmar, dalla vera fede, ma su una cosa Gunther ha ragione. Bisogna sfruttare la falsa fede dei Cavalieri del Lago per la loro puttana a favore delle armi dell'Impero e per la grandezza di Sigmar. Con un colpo dei talloni mette in moto il suo stallone da guerra per raggiungere la sua unità di cavalieri. La pugna è vicina.

La linea imperiale si forma rapida, come solo una veloce spedizione a cavallo può radunarsi. Le unità esploranti sono alle ali, poi segue una lunga teoria di cavalieri del Sole Scintillante, devoti seguaci di Sigmar, al cui interno sono collocati, con incarico di comando, Fra Ullmann e Assandir il Bieco, mago della sfera del metallo.
La batteria di cannoni e la scorta di fanteria portata da Gunther seguono lungo la linea, i loro scudi perfettamente allineati mentre avanzano nell'erba alta della pianura.
Chiudono la destra dello schieramento l'unità di Templari del Lupo Grigio, la scorta personale di Gunther stesso, con lo stendardo da battaglia che il Conte Elettore di Nuln ha concesso alla spedizione, il poderoso carro a vapore che avanza caracollando e sconquassando il terreno con la sua pesante mole, la batteria di razzi tempesta e per finire la scorta di Staffette imperiali con i loro letali moschetti a ripetizione.

Gunther osserva la linea, poi, dato di sprone, passa rapidamente davanti a tutte le truppe, la spada cerimoniale in mano, il lucente acciaio che brilla nel sole ormai alto nel cielo. Rumore di spade sugli scudi, bandiere al vento, urla di incitamento. Lo schieramento imperiale inneggia alla battaglia come mare in tempesta.
Gunther ritorna all'interno della sua unità, scambia uno sguardo con Kurth, il sanguigno capitano dell'Impero a cui ha consegnato lo stendardo da battaglia, e poi abbassa scaglia la lama verso la linea bretoniana. E' il segnale. Le buccie squillano la loro sfida. La linea imperiale muove verso la battaglia mentre le macchine da guerra e i dardi di balestra solcano il cielo.

Gli "Scavezzacollo", i pistolieri imperiali, non riescono a trattenere la loro giovanile foga e sono primi verso la linea nemica, sbilanciando la linea verso sinistra. Anche dalla linea bretoniana cominciano le manovre e su tutto il fronte le distanze si vanno chiudendo, mentre le grosse pietre scagliate dal trabucco da guerra cercano il carro a vapore, mancandolo.

A un cenno di Gunther il carro a vapore si sposta verso destra, cercando una posizione defilata dalla macchina da guerra avversaria, preparandosi al contempo a scatenare la sua potenza distruttrice in una carica devastante.
La linea imperiale si tende come una corda, pronta alla carica che si va preparando quando: "PER SIGMAR!!!" Urla sgomento Kurt, vedendo atterrare un enorme masso sulla fiancata del carro a vapore, aprendone un largo squarcio sul fianco e affondando una ruota nel terreno ancora morbido per la rugiada notturna. Gunthar si volta, vede la scena e capisce: il carro sarà inservibile. Solleva il pesante martello da guerra e urla: "CARICAAAA! IMPATTO FRONTALE!!!".
Come un sol uomo la linea imperiale balza in avanti. La centuria del Sole Scintillante piomba sull'estrema sinistra dello schieramento Bretoniano, il tutto mentre il cupo gracchiare delle salve di pistole segnala l'aggiunta dei pistolieri al lotto di unità coinvolte in corpo a corpo, cogliendo sul fianco la sprovveduta unità di cavalieri del Reame. La centuria del Lupo Grigio invece si lancia su una compatta unità di fanti che portano una reliquia di un cavaliere morto da tempo, grottesco presagio di ciò che seguirà. Il corpo a corpo si fa subito selvaggio. Lance scuotono scudi, si spezzano, spade son sguainate per essere poi rialzate e riabbassate in ritmiche cadenze; cavalli mordono, calpestano, cadono; martelli da guerra son sollevati e ricadono poi sulle teste di sventurati avversari, il tutto in una serrata danza di morte che non conosce tregua.



Ma l'avversario non è inesperto. Risponde colpo su colpo. Le sue armature reggono come quelle imperiali alla forza dei colpi, e quando non bastano, arriva provvindenziale il sostegno della puttana del lago a deviare il fatale colpo.
Il morale di Bretonnia è alto e non cedono terreno i figli della Valle.
Mentre la fanteria imperiale viene travolta inesorabilmente da una carica di cavalleria pesante, mentre ancora arrancavano verso il cuore dello scontro, l'avversario dei lupi resiste, ma perde consistenza di turno in turno, fino a cessare di essere per esaurimento.
Le cavallerie ricaricano, la battaglia diventa un groviglio di unità che si incontrano nel campo dell'onore. Ullman cade, ferito gravemente. Così Assandil il Bieco. I corpi dei confratelli templari si accumulano a terra, mischiati ai paludati cavalieri della Valle che hanno cessato di respirare.
La linea ondeggia, tentenna, ma non si capisce dove il favore della battaglia volge.
Poi, improvvisa, il punto di rottura è toccato. La linea bretoniana cede, è rotta.
Gunther ferma il cavallo coperto di sangue che comincia a rapprendersi. Si guarda intorno. La caduta è stata evitata. Non si può parlare di vittoria, anche se la luce che si legge nei figli di Sigmar e di Ulric al suo seguito sembra prendere quella piega. Nessuno sperava che dall'impatto prolungato tra le due linee di cavalleria si potesse strappare un simile risultato.

IMPERO 10 - BRETONNIA 10
Il volto di Gunther si spacca in un malevolo sorriso. Ci sarà un'altra occasione per prendersi la dolce vittoria. Ma a quanto pare non è oggi.

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3 comments:

Asciaparlante said...

uno dei protagonisti indiscussi della serata:

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pierluigi said...

In quella fredda alba velata da un grigio manto di nebbia il barone Roland di montfort osservava tristemente le truppe imperiali avvicinarsi al terreno dello scontro ormai inevitabile. Fino all’ultimo roland aveva sperato che le notizie dell’avanzata dell’ex-alleato imperiale nella sacra terra di Bretonnia fossero infondate, ma davanti a lui tangibile come non mai si rivelava l’angosciante verità di quelle voci.
Non aveva mai provato particolare favore nei confronti dell’affettato e a suo giudizio spocchioso atteggiamento degli uomini del nord, con le loro opulente città, i loro ricchi mercanti e le continue e costose ricerche sulla polvere nera, per trovare sempre nuovi modi per uccidere da lontano, comodamente e senza onore, i loro nemici. Tuttavia doveva ammettere che combattere con loro contro avversari ben più malvagi era venuto utile, e adesso avrebbe pagato qualunque cosa per avere di fronte non una schiera di altri uomini, ma di odiosi pelle verde o di viscidi sorci.
Ma ormai non c’era più tempo per queste riflessioni, come non ce n’era mai stato per far fronte a questa ennesima prova figlia del tradimento, ed il suo sguardo si rivolse alle poche truppe della sua guarnigione raccolte frettolosamente intorno al vessillo turrito di Montfort, ed ai pochi rinforzi giunti da Gisoreux, guidati dal nobile Mattias paladino del Graal. Senza dubbio di valore i solidi cavalieri del reame in livrea rossa e nera, ma alquanto discutibile la potenziale utilità degli scalcinati fanatici raccolti attorno al macabro feticcio di un qualche eroe di un passato ormai defunto, che seguivano Mattias in una torma indisciplinata. Per questo aveva dato ordine ai suoi armigeri di affiancare quei disgraziati, affidandone il comando al suo fidato alfiere dello stendardo.
Il capitano Noel di Passo Colpodascia era sulla sinistra al comando dei cavalieri del regno di Roland, il quale aveva scelto di guidare personalmente i giovani ed impetuosi erranti del suo seguito. Non poteva non provare un moto d’affetto e nostalgia nel ricordare l’orgoglio e l’ansia di distinguersi che animavano un roland poco più che ventenne, senza paura della morte, ne delle conseguenze della guerra. Altri erranti in fondo allo schieramento, dopo il bosco, senza alcuna guida che il loro scarso buon senso e molto orgoglio, un manipolo di arcieri ed un mastodontico trabucco, recuperato dalla guarnigione, e frettolosamente assemblato la notte precedente.
Pochi, anche contando le due damigelle Elise e Maryanne, ma dovevano bastare. Era giunto in tempo, e questo era la sola cosa importante… Com’era il vecchio detto? Meglio pronti in dieci, che in ritardo in diecimila!
Gli imperiali cominciavano ormai ad avanzare nel pallido sole mattutino, e Roland estrasse con un moto di orgoglio la gloriosa Spada della Cerca, inginocchiandosi nel fango di fronte al proprio immobile destriero. Sentì il clangore prodotto dall’intero suo contingente nel fare altrettanto. Era il momento di consegnare le loro vite ed il loro destino al favore della dama del Lago.
…….

pierluigi said...

parte seconda

...Spinto nell’imbuto nemico roland si impose di riflettere. Mattias ed i suoi sulla destra erano bersagliati da pistoleri a cavallo nemici, Egli stesso aveva di fronte un’ala di cavalleria nemica, protetta da vilissimi balestrieri e da un micidiale cannone , Alla sua sinistra il capitano Noel era minacciato dagli spadaccini stranieri e dalla cavalleria stessa del generale nemico. Più a destra si muoveva minaccioso il diabolico ammasso di metallo e vapori incandescenti concepito dagli scienziati nemici. La situazione era senza uscita.
Unica nota positiva, non si udiva più crepitio delle pistole ed il lanciarazzi nemico sulla collina non sparava più, segno che i giovani erranti avevano svolto bene il loro lavoro.
“Qualunque unità, se la situazione lo richiede, può essere sacrificata”, e Roland capì che stavolta toccava a lui. Con un secco ordine ordinò l’avanzata e Noel, intuendo immediatamente il suo piano, si gettò sugli spadaccini nemici. Con sgomento si rese conto che non sarebbe riuscito ad intercettare i cavalieri imperiali e che questi avrebbero caricato Mattias, lasciando lui ed i suoi erranti senza alcun bersaglio che la terra di nessuno davanti alla bocca del cannone.
Con rabbia ordinò la conversione immediata, e mentre si lasciava guidare nella manovra dalla propria cavalcatura e dal mirabile addestramento dei suoi uomini si rese conto che non tutto era perduto. Mattias incredibilmente reggeva ancora la carica imperiale dal fronte e dal fianco, e lo vide uccidere in sfida il comandante imperiale, degli spadaccini nemici caricati da Noel non rimaneva che un tappeto di cadaveri, l’altra unità di cavalleria avversaria era ancora incredibilmente impegnata con i pellegrini del Graal, che sia pur decimati resistevano ostinatamente. E quel che più contava, il temibile carro nemico giaceva inclinato su un fianco con la pesante corazza sfondata.
Roland ordinò la carica mulinando la spada della cerca, e da quel momento in poi non ci fu più spazio per riflettere. Cavallo, spada, braccia e mente furono un tutt’uno nell’estrema lotta per la vita e per la morte.
All’improvviso di fronte a lui non ci furono più amici né nemici: l’unità di cavalleria nemica non era più, ma anche di Mattias e dei suoi non v’era più traccia. Lo scontro alle sue spalle andava scemando, evidentemente per l’arrivo di Noel e dei suoi, per cui anche l’imperiale doveva aver deciso che bastava così.
Roland fermò il cavallo, abbassò la spada stillante sangue color carminio. Ancora una volta era scampato alla mattanza, Montfort e Bretonnia restavano inviolate, ma non riusciva a provare euforia per tutto questo. Guardandosi intorno capì che quella non era stata una vittoria, e Roland pianse e pregò sui corpi dei giovani caduti quel giorno al suo comando.


Con un pò di ritardo per cause tecniche, ecco la versione della battaglia di martedi scorso da parte di Roland di Montfort, generale delle truppo bretoniane.
Una battaglia epica, gloriosa, divertentissima. Peccato per l'imperial caduta di stile!
Ti aspetto al ritorno, marrano calzamagliato!!